Un ingrediente “scandaloso”: olio di palma
Un ingrediente alimentare può diventare oggetto di uno scandalo sociale e politico?
Sì, se quell’ingrediente è l’olio di palma.
Dopo le recenti polemiche alimentate dalla leader politica francese Ségolène Royal, che ha suggerito di boicottare una celebre crema spalmabile alla nocciola prodotta in Italia, e dopo l’interesse di alcuni programmi televisivi che hanno cercato di far luce sull’origine di questo ingrediente, l’olio di palma è tornato di nuovo la pietra dello scandalo alimentare.
Perché l’olio di palma fa così paura?
Sull’olio di palma, sulla sua provenienza e sui suoi metodi di produzione – in altre parole sull’etica del prodotto – si concentrano molte delle critiche che vengono rivolte alle aziende alimentari che utilizzano questo prodotto.
Ciò che andrebbe esaminato con maggior attenzione, invece, dovrebbe essere quanto l’utilizzo di questo ingrediente incida sullo stile della nostra alimentazione, poiché anche nell’epoca della globalizzazione del commercio alimentare, il vecchio adagio per cui “noi siamo ciò che mangiamo” rimane comunque valido.
Cerchiamo, allora, di capire meglio “chi siamo” quando mangiamo prodotti contenenti olio di palma.
L’olio vegetale e olio di palma
Prima dell’introduzione del nuovo Regolamento UE sull’etichettatura dei prodotti alimentari, nelle etichette dei prodotti si poteva liberamente utilizzare la generica definizione di “olio vegetale”; definizione della quale ricadevano diverse qualità di grassi di origine vegetale (colza, palmisto, cocco, ecc.), tra cui l’olio di palma. La definizione di “vegetale” ha in sé qualcosa di rassicurante: dopo anni di terrorismo mediatico-alimentare su quanto i grassi “animali” facessero male, la parola “vegetale” ha sempre avuto una connotazione di gran lunga più rassicurante.
Dal punto di vista strettamente alimentare, la vera questione sull’utilizzo dell’olio di palma nei prodotti che mangiamo, si concentra sul fatto che questo grasso vegetale è ricco di grassi insaturi (dal 50 all’ 80% nel caso del palmisto, suo derivato).
Ma i grassi vegetali fanno male?
All’interno di un regime alimentare corretto la presenza di grassi saturi (come quelli contenuti nell’olio di palma), in genere, non è considerato un segno di salubrità alimentare. Diversi studi scientifici evidenziano infatti che la presenza di questi grassi aumentano la concentrazione nel sangue del colesterolo LDL (Low Density Lipoprotein).
Il colesterolo LDL, se presente in grandi quantità nel sangue, si accumula in placche che ostacolano il normale flusso sanguigno, aumentando il rischio che insorgano problemi cardiovascolari.
Al contrario, l’altro colesterolo, l’HDL (High Density Lipoprotein), contribuisce alla rimozione degli accumuli di grasso nella arterie, che viene trasportato così dal sangue verso il fegato dove viene metabolizzato.
La presenza di colesterolo HDL è invece favorita da un’alimentazione ricca di grassi mono-insaturi e polinsaturi. Un alimento molto ricco di grassi mono-insaturi è, ad esempio, è un altro grasso vegetale: l’olio d’oliva. Mentre una fonte, sempre vegetale, di grassi polinsaturi possono essere le noci.
Come noi di Pharmawizard suggeriamo sempre, dunque, sia che si tratti di farmaci o che si tratti di alimenti, la prima regola per stare bene è informarsi. Anche se, per preservare un sano buonumore, qualche piccolo– purché sia piccolo – “strappo” non dovrebbe mancare mai in nessuna dieta.
Anonimo
marzo 09, 22:15